Ho sempre ritenuto una grande fortuna essere nata in una famiglia di viaggiatori: entro i dieci anni avevo esplorato molti più Paesi di qualsiasi altro mio coetaneo, trascorrendo la parte migliore di ogni estate in giro per l’Europa. Entro i 12 avevo conosciuto Babbo Natale, avevo superato il Circolo Polare Artico ed ero stata al punto più a nord del Vecchio Continente. Entro i 18 ero stata due volte negli Stati Uniti, ed ero certa che da lì in poi la strada sarebbe stata spianata. Che, avendo visto così tanto del mondo (e il 99% delle volte raggiungendolo via terra) non ci potessero essere ancora molte lezioni da imparare. Certo, avevo conosciuto solo una minima parte del globo e sapevo che c’era ancora tantissimo da vedere, ma non immaginavo che nel corso dei successivi dieci anni avrei portato a casa così tante nuove lezioni. E che sarebbero stati i viaggi, quelli intrapresi con la mente di un’adulta, a trasmettermi tutto questo, a insegnarmi che quello che avevo vissuto da ragazzina non era abbastanza per capire. Ecco, quindi, le 8 lezioni che ho imparato viaggiando (da sola): alcuni insegnamenti li ho fatti miei da tempo, altri sono ancora un work in progress, ma la verità è che ogni nuovo viaggio mi insegna qualcosa. Che siano vissute con, o senza motocicletta, le avventure in giro per il mondo mi mettono matematicamente sempre di fronte a situazioni dalle quali posso uscire in due modi: o chiusa in me stessa, o come una persona migliore, disposta all’ascolto e alla comprensione. Sta a me scegliere quale via percorrere, e chi voglio essere.

1. Accettare la diversità, e scelte che posso non condividere
La sfida più grande di tutte, per un carattere come il mio, è quella di capire che non tutti siamo uguali e che è giusto che ognuno scelga il percorso, per sé e per le persone care, più congeniale al proprio modo di sentire. Questo è un insegnamento in costante divenire, e sul quale non credo smetterò mai di lavorare: fra le 8 lezioni che ho imparato viaggiando (da sola) è probabilmente la più dura, ma la più importante. E il fatto di muovermi in solitaria, almeno per il modo in cui affronto io il tutto, rende questo esercizio una pratica costante. Che non finisce una volta tornata a casa, ma continua nella vita quotidiana.
2. Essere lucidi nell’imprevisto è la via più breve verso la sua risoluzione
Il mio primo vero viaggio in solitaria è stato la Scozia, che anni fa ho esplorato per qualche settimana viaggiando zaino in spalla, dormendo da persone che avevano deciso di ospitarmi tramite la piattaforma Couchsurfing e muovendomi con Megabus (una compagnia che è stata poi acquisita da Flixbus). Mi trovavo a Edimburgo, e il programma della mia serata era di partecipare a un Ghost Tour, alla scoperta dei luoghi più macabri, e misteriosi della capitale. Ero quasi arrivata a destinazione, sul Royal Mile, quando mi sono resa conto che il borsellino con una delle due carte prepagate che avevo portato, e 50 sterline appena prelevate, erano sparite. Forse caduto per colpa mia, che non avevo chiuso bene lo zaino dopo essermi allontanata dallo sportello bancomat, forse rubato, non l’ho mai scoperto. Ma ricordo perfettamente che, quella sera di un freddo gennaio scozzese, all’imprevisto ho reagito scoppiando in un pianto a dirotto. La prima cosa da fare era bloccare la carta, per evitare che altro denaro venisse prelevato, ma non sapevo nemmeno quale fosse il numero di emergenza della banca. Ricordo di aver chiamato i miei genitori al telefono, e di essermi sentita persa.
Sono passati tanti anni da quell’episodio, ma è una lezione che non ho mai dimenticato. Ci è voluta tanta esperienza, e tanto lavoro su me stessa, ma restare calmi e razionali nel momento in cui le cose non vanno come vorremmo è l’unica vera opzione che abbiamo per gestirla.
Cosa sarebbe successo, ad esempio, se fossi andata nel panico quando al porto del Pireo mi sono resa conto che la frizione della mia moto non funzionava? Probabilmente avrei solo aggravato le cose, rischiando di scivolare sotto il diluvio. Restare calma, e cercare di essere razionale, invece, mi ha permesso di salvaguardare la mia sicurezza e di arrivare sana e salva a destinazione. E risolvere il problema.

3. Abbiamo bisogno di molto meno di quanto non crediamo
Me li ricordo, i preparativi per il viaggio in Asia Centrale di due anni e mezzo fa. Avevo un enorme borsone da sella da 80 litri, pieno di cose che ritenevo indispensabili e che in realtà non mi sarebbero mai servite, anche se non potevo saperlo. Me lo dicevano, gli amici che da quella fase ci erano già passati, ma io ero certa di me stessa. Come sempre, nella vita, ho bisogno di sbattere la testa sulle cose per capire che forse quello che mi viene detto è vero, e quella volta non sono stata da meno. Me ne sono pentita molto presto, di quel sacco mastodontico che non riuscivo nemmeno a portare in spalla, e la lezione è stata presto imparata. Ma per molto tempo o lasciato che fossero gli “e se?” ad avere la meglio, e a pensare che se con me avevo tutto quello che poteva servirmi in qualsiasi situazione, allora ero al sicuro. Alla fine di quel viaggio avevo fatto una grande luce sulla mia vita, per quanto doloroso, ma soprattutto avevo capito che non sono le cose a farmi sentire bene e che preferisco viaggiare leggera. Che il sentirmi sicura passa attraverso la fiducia in me stessa, e la consapevolezza di star facendo tutto al meglio delle mie possibilità.
4. A volte dobbiamo essere in grado di mentire, per il nostro bene
Tra le 8 lezioni che ho imparato viaggiando (da sola) questa è per me la più difficile, perché la vedo sempre come una grande forzatura. Non mi piace dire bugie, e probabilmente non sono nemmeno molto brava a farlo, men che meno in viaggio. Però ci sono volte in cui mentire diventa consigliabile, e la bugia diventa il nostro passaporto per la sicurezza (o quasi). Le viaggiatrici solitarie all’ascolto potranno capire, quando dico che a volte mento in merito al fatto di viaggiare non accompagnata. Odio farlo, perché la trovo una situazione surreale e tremendamente maschilista, ma a volte mi capita di rispondere mentendo. Dicendo che sto raggiungendo il mio fidanzato, o un gruppo di amici. Che no, non sono sola (e quindi magari è meglio che non si facciano prendere troppo dall’entusiasmo).
Lo faccio il meno possibile, perché ovviamente non c’è sempre ragione di farlo e di solito trovo più occhi buoni e sorrisi genuini che sguardi scrutatori e domande troppo personali, ma anche questa è stata una lezione che ho dovuto imparare, su consiglio di un amico. Che non essendo donna vive il problema diversamente, ma che comunque può aver bisogno di sentirsi tutelato quando serve. Anche solo nei confronti della curiosità morbosa, che diventa sempre più frequente più ci si spinge verso est.
5. Bisogna avere fiducia
Allo stesso modo, però, fra le 8 lezioni che ho imparato viaggiando (da sola) c’è quella della fiducia nei confronti del prossimo. In questi anni di esplorazioni ho avuto modo di capire che il mondo è pieno di persone buone, e che se da una parte è giusto restare con i sensi all’erta, per proteggersi, dall’altra il viaggio insegna che, nel momento del bisogno, troverai sempre qualcuno pronto a tenderti la mano. Qualunque cosa accada.
6. Indipendenza e solitudine
Ne ho già parlato in passato, in un articolo scritto mentre ero in viaggio in moto in Albania e Grecia, ma una delle 8 lezioni che ho imparato viaggiando (da sola) è che l’indipendenza è un’arma prodigiosa, ma che questa non ci rende immuni alla solitudine. Difficilmente cambierei la mia situazione, la mia libertà di scegliere e di rivoluzionare la mia vita in qualsiasi momento, ma ci sono stati – e continueranno a esserci – momenti in cui in viaggio mi sono sentita sola. Nei quali avrei voluto non dovere per forza badare a me stessa, e per un momento affidarmi a qualcun altro. Siamo umani, e la forza che ci richiede il prenderci cura di noi stessi, qualunque cosa accada, è così tanta che a volte è impossibile non vacillare.
7. Il tempo è l’unica cosa a fare la differenza
Quando, nel novembre del 2018, ho acquistato la Honda CRF250L annunciando che quella sarebbe stata la mia moto da viaggio, più di una volta mi sono trovata nella situazione di dover motivare quella mia scelta a persone che erano convinte – e continuano a esserlo – che per viaggiare davvero servano potenza e prestanza. Che una moto da 250cc non possa portarci lontano, e che per vivere l’avventura serva molto di più di questo.
Che restino fermi nelle loro convinzioni, se è quello in cui credono davvero, ma io non sono d’accordo e non smetterò mai di dirlo. L’unica cosa per la quale una moto più grande potrebbe risultare vantaggiosa sono i trasferimenti, le lunghe traversate da A a B. Per il resto, quando state viaggiando alla scoperta di un luogo, davvero credete ci sia differenza fra un GS1200 Adventure e una CRF? Per me, no, perché la velocità che spero manteniate quando state viaggiando per conoscere sia entro gli 80 chilometri orari, e vi assicuro che quella velocità la raggiunge benissimo anche la CRF. La vera differenza in viaggio la fa il tempo, e il modo in cui decidiamo di spenderlo. Avete solo due settimane di vacanza e volete andare e tornare da Caponord? Scelta personale, io non lo farei mai perché per me non ha senso passare 12 ore in sella per 20 giorni e non vivere davvero, solo per mettere una puntina su una mappa. Cosa avete visto degli straordinari Paesi che avete attraversato? Vi siete presi il tempo di sedervi sul bordo di un lago, e di osservare un branco di alci abbeverarsi a pochi passi di distanza, indifferenti alla vostra presenza? Avete dedicato del tempo a contemplare il cielo e le sue giornate infinite, nel cuore dell’estate?
Probabilmente no, dovendo percorrere centinaia di chilometri ogni giorno per rispettare la tabella di marcia.
Ecco perché dico che la CRF250L, per me, è la perfetta moto da viaggio, e perché l’unica cosa a cambiare tutto è il tempo. Avendo quello, potete permettervi anche di andare a Caponord con una moto da 26 cavalli, e sorridere per ogni, lentissimo, chilometro. Con il tempo a disposizione non esistono trasferimenti, solo avventure dentro l’avventura.
8. Le amicizie fatte in viaggio potrebbero rivelarsi le più importanti della vostra vita
Se penso alle persone alle quali voglio più bene, e le amicizie più significative strette nel corso di questi ultimi anni, mi rendo conto che molte, moltissime di loro sono nate in viaggio. Frutto di incontri casuali, di momenti premeditati dal destino… Non lo saprò mai, ma sta di fatto che alcune sono ancora qui, a fare parte della mia vita. Certo, alcuni incontri sono destinati a durare per la più o meno breve parentesi del viaggio, e va bene così, ma altri hanno tutte le buone ragioni per restare. E io sono grata di questo, e del fatto che il viaggio abbia messo sulla mia strada persone così straordinarie.

Quali sono, per voi, le lezioni più grandi imparate viaggiando, con o senza moto? Qual è stato l’insegnamento più prezioso che avete poi portato a casa, nella vita di tutti i giorni?
2 Comments
Marco Bombara
Condivido molto di quello che hai scritto ma per me, la più sorprendente (arrivando da una famiglia che ha paura di tutto) è la 5 – Bisogna avere fiducia. Quando parto la mia visione del mondo cambia e so che se avrò problemi ci saranno persone “buone” e disponibili ad aiutarmi. Forse perchè l’ho imparato per strada, forse perchè sono più sicuro di me stesso, forse perchè mi relaziono diversamente con quello che mi circonda ma avere fiducia nel prossimo è una cosa che mi fa stare tremendamente bene.
Arianna Lenzi
AMEN! Ma grazie per averlo condiviso con me. Tante belle avventure <3