“Il vero problema è che non ci insegnano ad aspettare, a lasciare che le cose accadano. Dovremmo per natura essere disposte all’apertura e invece siamo chiuse, abbiamo fretta. Dobbiamo imparare a donare il tempo, a lasciare spazio e silenzio. Dobbiamo pensare a noi, prima di tutto, ma anche tornare ad apprendere l’arte di accogliere”.

La voce dall’altra parte della cornetta era calma ma decisa, e mentre i tram si incrociavano in Cordusio io pensavo a quanta verità ci fosse in quelle parole. Ero ferma, sul calare della sera, e ascoltavo.

Ad un certo punto ho chiuso gli occhi, e mi sono soffermata sul respiro: i mezzi che correvano come palline impazzite intorno a me erano improvvisamente spariti. Ascoltavo l’eco di quelle parole lontane e mi sembrava di guardarmi da una prospettiva diversa.

Capivo che quello che mi stava dicendo era vero. E che era una dura lezione da imparare, per chi ha sempre bruciato di impazienza. Per chi non si è dato mai il tempo di riflettere e misurare le sensazioni, quando avrebbe potuto farlo, per il proprio bene.

Per chi riflette troppo, nella realtà dei fatti, e pensando si fa del male, per chi si fa travolgere dalle sensazioni, dal passato, dalle proiezioni sbagliate.

Il lasciar correre e il capire razionalmente non è mai stato il mio forte: per indole personale, per i modelli con i quali sono cresciuta, e questo si è rivelato un problema in più di un’occasione.

Fortemente emotiva e con una spiccata tendenza a colpevolizzarmi, sento spesso il bisogno di difendermi, di alzare la guardia, quando magari dovrei solo abbassare i guantoni e lasciare che la vita scorra.

Gli amici hanno il potere di aprire le porte dell’animo, e specialmente in questi giorni mi rendo conto di quanto sia fortunata ad averne incontrati di così speciali lungo il mio cammino. Pensavo anche a questo, mentre la conversazione telefonica continuava, e dicevo silenziosamente grazie per ogni confronto, per ogni parola che apriva una breccia e mi spingeva a guardarmi dentro.

Il silenzio è la prova più difficile, e lo so già da tempo: per questo sto provando ogni giorno a mettere da parte le domande, le pressioni, ad essere felice di ogni piccolo passo, di ogni minuscola crescita. Continuo sulla strada della gentilezza, nella mia immensa fallibilità, e penso sempre alle parole di quell’amica che ha trovato il tempo di arrestare i miei passi, mentre attraversavo la vita della città, facendomi grattare la scorza di me stessa.

Ho scoperchiato l’impazienza e ho deciso di metterla da parte, mentre la vita continua con le sue prove e i suoi giorni di cambiamento.

Ed è una prospettiva che mi fa sentire più forte, meno fragile, meno arrabbiata. Pronta ad affrontare qualunque cosa.

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