Possiamo negarlo con tutte le nostre forze, possiamo ribellarci e possiamo sostenere che no, a noi non succederà mai. Ma la verità è che le parole degli altri hanno un effetto enorme, e che noi non siamo impermeabili.

Ci sarà anche chi è più bravo a lasciare che tutto scorra, ma io purtroppo non appartengo a questa categoria. Io, nonostante la decisione, i sogni ben a fuoco e la consapevolezza del mio valore, permetto ancora alle parole di entrare. Dandogli, troppo spesso, una libertà di sedimentare che non dovrebbero avere. Contribuendo io stessa a lasciare spazio al dubbio, invece di fare piazza pulita delle incertezze.

Le paure hanno sempre una ragione di essere

Qualche settimana fa mi è capitato di discutere con delle amiche su questo argomento, e la situazione che abbiamo potuto dipingere insieme, confronto dopo confronto, non è stata per nulla incoraggiante. È emerso che, troppo spesso, siamo noi le peggiori nemiche di noi stesse. Perché permettiamo alle parole di aprirsi un varco e farci incespicare. Persino nei desideri nei quali abbiamo riposto tutte noi stesse.

Quando Piero e Alex, durante la giornata trascorsa insieme per la 5° edizione della Winter Heroes, mi hanno fatto notare che la mia paura, in alcune situazioni alla guida, era evidente, non ho potuto che farmi un esame di coscienza. E realizzare che quel timore altro non era che il risultato di un qualcosa che avevo vissuto. Di un qualcosa che mi era stato detto e che si era radicato dentro di me.

Nelle loro parole non c’era critica, ma solo desiderio di aiutarmi: l’ho apprezzato molto, ma è stato doloroso capire che non sono bastati tutti questi mesi per dimenticare. Che da solo, il tempo, non basta a far guarire le ferite. Per ricostruire noi stessi, e la nostra pelle, serve ripartire da dove ci hanno fatto sentire insicuri, ricucire i lembi e credere davvero in una nuova partenza.

 

«Non è che devi andare in moto per forza, se non lo sai fare. È evidente che non fa per te, quindi trovati un hobby diverso»

In moto ho percorso quasi 60mila chilometri in poco più di tre anni, ma ci sono situazioni in cui – in maniera del tutto irrazionale – ho paura e mi sento insicura. Ma la colpa è mia, perché ho lasciato una frase del genere libera di colpirmi in pieno volto senza ribellarmi davvero. Ho lasciato che le naturali preoccupazioni di chi ha appena iniziato a muoversi su due ruote non venissero coccolate e guidate lungo una strada fatta di insegnamenti, comprensione e serenità. Ma anzi venissero esacerbate con sensi di colpa, critiche e un’assoluta – e costante – mancanza di gentilezza.

Devo convincermi che posso farlo anche io

E non è raro che accada questo, purtroppo. Perché il mondo è fatto di persone che non hanno una minima idea di cosa voglia dire comunicare davvero, o del peso che possono avere le parole se lasciate fluire con troppa leggerezza.

Ho un’amica che è sempre stata additata dai genitori come goffa e impacciata e che ancora, dopo anni, fatica ad allontanarsi da quella definizione. Che spesso è combattuta, perché se da una parte il desiderio di guidare la sua motocicletta ed essere indipendente è molto forte, dall’altra questo tarlo maligno non sembra pronto ad abbandonarla. Anzi: se ne sta zitto in un angolo e aspetta il momento giusto per saltare fuori. Facendola dubitare delle sue capacità e della sua forza di volontà.

«La cosa più difficile è convincermi che posso farlo anche io, e che quel sogno non è fuori dalla mia portata. Che nessun sogno lo è».

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Circondiamoci di parole gentili

A volte è davvero complicato non farsi abbattere dalla poca fiducia che, per mille motivi diversi, nutriamo verso di noi. È difficile non farci colpire da ciò che gli altri dicono, e rimanere imperturbabili nella nostra certezza.

Quello che però so, e desidero trasmettere con tutta la forza che possiedo, è il fatto che i sogni non mentono. Che la spinta che viene da dentro di noi potrà anche venire ostacolata, umiliata, relegata in un angolo, ma prima o poi tornerà a graffiare la superficie. La strada per risalire sarà anche lunga e sfiancante, ma prima o poi il pelo dell’acqua, inevitabilmente, lo si raggiunge.

Cerchiamo di regalarci una nuotata priva di ostacoli, quindi, e lasciamo cadere i pesi verso il fondo. Le persone e le cose che gravano sulle nostre spalle sono solo una condanna a morte, e non ci aiuteranno mai a muoverci più velocemente.

Circondiamoci di parole gentili, di iniziative positive e di condivisione di intenti. Che tutto il resto vada a fondo, mentre noi ci godiamo il calore del sole riflesso sullo specchio d’acqua.

Perché la verità, come dice la mia amica Ilaria, è che

«Le persone non provano invidia per quello che hai, ma per come questa cosa ti fa sentire».

E allora noi continuiamo a sentire. La felicità, soprattutto, che è tutto ciò che conta.

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