Nella mia vita ho deciso di essere libera, di lavorare duramente e viaggiare.

Nella mia vita ho deciso di voler essere pronta ai cambiamenti, di faticare nella ricerca, di essere indipendente a padrona di me stessa.

Per questo, nonostante tutte le difficoltà del caso, non voglio ingabbiarmi in un impiego permanente, in una costrizione che scandisca le mie giornate e le stringa nella morsa di una routine che mi darebbe il manca fiato.

Voglio essere libera di potermi organizzare e partire, voglio essere libera di aspettare una data con il batticuore: il batticuore che precede una partenza, una scoperta, un addio.

Non che a volte non sogni uno stipendio fisso, una stabilità che mi potrebbe dare sicuramente più certezze. Però il momento dopo mi chiedo quanto questa stabilità mi interessi veramente, e se davvero per vivere io abbia bisogno di tutto quello.

La risposta è no, perchè se per rientrare nei canoni di quello universalmente riconosciuto come “lavoro responsabile e da adulti” devo tarpare le ali dei miei sogni, allora sceglierò sempre l’instabilità, il tempo indeterminato, la precarietà.

Io voglio viaggiare, voglio scrivere, voglio fotografare: sono mossa dall’amore per gli altri, per la realtà che ci avvolge e per le storie che affollano il mondo e lo rendono vivo.

Passioni che non rendono la vita facile, soprattutto in questi anni di crisi e mancanza di speranze, ma nei confronti delle quali ancora non mi voglio arrendere. Per questo motivo lavoro, e lavoro il più possibile, per finanziare i miei progetti di vita e il Grande Viaggio del 2018.

Ma come? Sono sicura che ve lo starete chiedendo da tempo, e questo post – voluto e ragionato – vuole fornire una risposta proprio a questo eterno quesito.

Sapete che sono giornalista pubblicista, un riconoscimento che mi è stato conferito dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dopo due anni di lavoro come collaboratrice a Bresciaoggi, quotidiano locale dove da più di tre anni mi occupo di cronaca, cultura e viaggi.

Un mestiere bellissimo e affascinante, ma con il quale, in questi termini, non si riesce a campare: per questo incastro le mie giornate con molto altro, con tutti quei mestieri a giornata, o a periodo, che sommati mi possano far sbarcare il lunario e possano contribuire al mio fondo risparmi dedicato ai prossimi anni della mia vita.

Lavoro come merchandiser tre volte a settimana in un supermercato: dalle 6 della mattina mi occupo di rifornire scaffali e frigoriferi, mentre il finesettimana sono spesso impegnata come consulente fragranze in profumeria o promoter in supermercati di Brescia e provincia.

Dopo sedici giorni intensi come hostess al punto informazioni turistiche a “The Floating Piers” ho trascorso due settimane in Irlanda, dove ho accompagnato un gruppo di ragazzi nel ruolo di Group Leader per Study Tours.

Ad agosto ho cominciato la mia esperienza da Decathlon, mentre continuo a lavorare per il giornale, scovare storie, scrivere i pezzi per “Formato” – il mensile di Bresciaoggi – e a dedicare tempo alla mia pagina Facebook e a questo blog. Senza dimenticare la preparazione della presentazione del libro “Sono innamorata di Pippa Bacca. Chiedimi perchè!”, che avrà luogo il 16 agosto a Salò.

Ma oltre al lavoro c’è di più: c’è una vita calibrata sui miei interessi, condotta in un certo modo. Ed è questo il vero messaggio di questo post.

“Ma come fai a viaggiare così tanto?”, mi chiedono. La riposta vera è “RISPARMIANDO”!

Lavorando sodo, anche se a scadenza, incastrando quanti più impegni possibili, ed evitando di spendere il denaro inutilmente, ma decidendo di investirlo nelle cose che per me contano davvero, come il workshop di “Storytelling e fotografia di viaggio” al quale ho partecipato settimana scorsa a Traversella, tenuto da Livio Senigalliesi.

Non faccio shopping e acquisto solo quello di cui ho bisogno: non bevo e non fumo, e quando esco con le amiche spesso non prendo nulla da bere, a meno di non averne proprio voglia. Non ne ho bisogno, mi bastano loro: i loro sorrisi e le loro storie. Le nostre.

Scelgo di non acquistare prodotti costosi – niente telefonini super cari, niente tablet o oggetti tecnologici griffati, a parte la mia fidata macchina fotografica -, nessuna borsa di lusso, poche scarpe (non ricordo l’ultima volta in cui ne ho comprata una per sfizio). Tanto quelle che metto sempre sono quelle basse, comode, che sappiano accompagnare i miei passi nel mondo, che sappiano muovere la mia curiosità.

E per me, nella vita, non serve altro: servono persone che ti vogliano bene, e che non abbiano paura a dimostrartelo. Servono persone che ti facciano ridere e persone disposte a fare centinaia di chilometri per vederti. Servono pochi oggetti, ma cose che sappiano tenerti il cuore in caldo. Servono pochi vestiti, tanto quelli si lavano. Tra un chilometro e l’altro, tra un ostello e una notte in tenda. Tra un viaggio e il giorno dopo. E il giorno dopo ancora.

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